lunedì 15 settembre 2008

Bari cambia (in peggio) sotto gli occhi di tutti

Che le cose in città stiano cambiando è fuori dubbio, come è fuori dubbio che il cambiamento in atto sia tutt’altro che positivo. L’involuzione di Bari è sotto gli occhi di tutti (di chi ha voglia di vedere perlomeno), e dico “sotto” perché è proprio lì che bisogna guardare per accorgersi del decadimento in atto, in basso. In questi giorni si è provveduto a setacciare la rete fognaria cittadina per tracciare la mappa del consumo di stupefacenti, iniziativa quantomeno discutibile e dall’utilità che onestamente sfugge ai più, e intanto ci si è dimenticati di rattoppare quelle stesse tubature, che oltre a qualche effluvio allucinogeno tracimano liquami un po’ ovunque.
Con l’ultimo acquazzone, il prato ai piedi di Santa Scolastica è stato concimato da un fertilizzante naturale gratuitamente fornito dal Comune di Bari, grazie all’ausilio della stessa rete fognaria che rende unica l’acqua della bella spiaggia di “Pane e Pomodoro”.
Fogne saltate a Bari vecchia, olezzi nauseabondi che ormai coprono l’odore del ragù della domenica, per il piacere olfattivo dei tanti turisti che pure sciamano per i vicoli quando in città sbarca la “Costa” o la “MSC”. E poi scarafaggi e blatte che cedono il passo ai più pittoreschi scorpioni, manco fossimo in Messico; il borgo antico non se la passa bene, ma il resto della città non sta mica meglio.
Ronde di vigili urbani battono a tappeto il lungomare (e battono cassa) per giocare a fare le multe, salvo poi scomparire la notte quando lo stesso lungomare si trasforma in uno stretto budello d’asfalto con macchine parcheggiate in doppia e tripla fila. Forze dell’ordine impiegate per svolgere la stessa mansione dei funzionari dell’amtab, una multa dove capita, che poi, tra una contravvenzione e l’altra, c’è sempre tempo per fare quattro chiacchiere con i residenti di Piazza San Pietro, dove vige la regola del parcheggio selvaggio impunito. Lì, forse, è meglio non dare fastidio.
Ci sono occhi miopi che vegliano sulla città, e mentre si osserva increduli il conto alla rovescia per la riapertura del Petruzzelli, ci si dimentica del Teatro Margherita, ormai utile solo come fondale per la campagna pubblicitaria di turno; un teatro pubblico del quale nessuno parla più e che resta chiuso dietro quello slogan che suona come una beffa e una presa in giro ipocrita. Bari cambia. Persino Santa Scolastica, papabile sede del nuovo Museo Archeologico, resta desolatamente chiusa, anche se i suoi tesori sono sempre aperti per chi voglia unirsi ai puntuali arrembaggi dei soliti pirati locali, che muniti di corde scalano le mura perimetrali meglio dei saraceni di qualche secolo fa. Lo fanno sotto gli occhi di tutti. Lo fanno sotto occhi miopi.
Bari cambia. In peggio.